Chi sono

Fin da piccolo amavo disegnare, Suor Michelina mi adorava…

Chi sono

Alle elementari vinsi un concorso di disegno, ma il maestro Smania trattenne i soldi del primo premio per la cassa scolastica. Non compresi mai la sua decisione, ci rimasi davvero male a non ricevere il mio premio. Credo di aver maturato allora la convinzione che nella vita debbano sempre essere riconosciuti i meriti.

Nel 1969, quando avevo 13 anni, mio Padre improvvisamente morì ma mia Madre fu coraggiosa.

Conoscendo la mia passione per il disegno, nello stesso anno mi permise di iniziare il liceo artistico, lasciandomi fare il pendolare da Vicenza, dove sono nato, a Verona, dove si trovava la scuola.

Erano anni a dir poco complicati e pieni di tumulti, ma ciononostante qualunque fosse il proprio pensiero, anche politico, tutti ma proprio tutti vivevano una speranza e combattevano per tenerla viva, come tenevano viva e accesa quella luce che avrebbe illuminato la strada che avevano scelto per raggiungere il loro traguardo. Non a tutti andò bene, e io non portavo l’eschimo, indossavo un montgomery arancione.

Nel 1973 mi iscrissi ad Architettura a Venezia, frequentavo poco e dopo 3 anni lasciai l’Università.
Un po’ perché allora non impazzivo per lo studio, un po’ per l’incubo di dovere prendere ancora tutti i giorni il treno e perché a mio parere in Facoltà regnava l’anarchia, i libretti “volavano” e lo trovavo ridicolo. Troppi eschimo in giro.

Mi sono mantenuto vendendo quadri e giocando a calcio.

L’INCONTRO CON IL MIO MENTORE

Appena finita la leva militare come Vigile del Fuoco, mi dividevo tra giocare a calcio, lavorare in una ditta che forniva materiale edile e servizi di disegno per studi professionali.

Dovevo pensare alla famiglia. Avevo 21 anni e già due figli, Silvia e Daniele.

Presso lo studio Arted a Vicenza conobbi Marco che veniva a farsi fare le copie eliografiche.

Lavorava in un rinomato negozio di arredamento e mi propose di disegnare su un tessuto di colore verde mela il logo aziendale di alcuni suoi clienti. Lo feci velocemente e senza difficoltà, e da quel momento cominciammo a frequentarci e a conoscerci meglio.

Preparammo insieme alcuni progetti finché un giorno, dopo circa un anno, decidemmo di fare il grande salto e aprire un nostro studio di progettazione.

Era il 1979, l’anno in cui imperavano i Bee Gees e la loro febbre del sabato sera.

Non avevamo ancora trovato lo spazio in affitto, perciò i primi mesi disegnavamo un po’ in salotto da lui e un po’ in cucina da me…

Il nome dello studio ce lo dette l’amico Giuliano Caratti, ci chiamò “La Nuvola Design” basandosi sui nostri caratteri liberi e un po’ anti-conformisti: nacquero così i Nuvolotti.

Andavamo dai clienti in moto, lui con il KTM e io con un Morini scrambler. 

Marco era un grandissimo appassionato di moto e motori, ricordo quando realizzò il suo sogno di attraversare il deserto, lo amava per le sensazioni che gli trasmetteva: calma mista a forza.

Era la Sua immagine. Sarebbe potuta cadere una bomba a qualche centimetro da Marco e lui neanche si sarebbe scomposto.

Il mio primo progetto da professionista nacque con lui: era una casa a Schio, avevamo visto il luogo facendo il rilievo, i clienti, marito e moglie, erano imprenditori molto dinamici che amavano ballare. Noi ci confrontavamo sempre con la signora, una donna decisa e schietta. Marco mi spiegò alcune cose di carattere generale e poi mi disse semplicemente: ”Fai tu”.

Ricordo, come fosse adesso, che rimasi bloccato per un po’: avevo davanti a me solo un foglio bianco…

Sentii dentro di me due forti emozioni: la prima di paura, di non essere in grado, la seconda di grande responsabilità e nello stesso tempo di una grande e stimolante sfida. Mi ci buttai a capofitto. Pensando alle passioni dei proprietari creai degli spazi che ricordavano una “disco”, con i controsoffitti rotondi e le luci incassate sopra al tavolo anch’esso rotondo. 

Il risultato finale non fu certo standard e proprio per questo lasciò i proprietari entusiasti: alle persone piace quando capisce che il posto dove vivrà li rappresenta ed è un’estensione di sé e della propria visione della vita.

Sono molto grato a Marco perché mi ha dato l’opportunità, mi ha dato credito, ha creduto in me. A me che sì disegnavo bene e avevo dimostrato fantasia, ma ero ancora uno sbarbatello. Ricordo ancora come mi guardavano i clienti quando mi presentavo con le magliette a righe orizzontali bianche e verdi… ma si fidavano di Marco e di conseguenza davano fiducia anche a me.

Carlo Beltramelli

Sono sensazioni ed emozioni indimenticabili: lui mi ha preso con sé, mi ha accettato così com’ero.

Eravamo diversi, e per fortuna dico io: abbiamo vissuto tanti progetti nei nostri 17 anni assieme, lavorato con tante persone e per molti clienti, sicuramente i momenti in cui ci siamo divertiti sono stati superiori a quelli più complicati, perché ovviamente come tutti abbiamo attraversato anche quelli.

È in quelle circostanze che ho imparato che anche nelle diversità di pensieri e punti di vista ci si può ritrovare, anzi ne escono le cose più interessanti. Però è necessario avere un approccio intelligente, onesto, di stima reciproca, senza giudicare e senza pregiudizi, remando sempre e comunque verso l’obiettivo comune, e questo approccio è sempre esistito tra me e Marco.

Mi piace ancora relazionarmi con la diversità, il che non è altro che saper vedere e poi saper mettere assieme diversi mondi. Trovo questo stimolante e mi permette di mettermi sempre in discussione, in quanto le cose più interessanti escono sempre così, dal confronto e qualche volta dallo scontro, così era negli anni all’inizio, così è ora.

Nonostante in questo percorso abbia incontrato fin dall’inizio difficoltà enormi e superato sfide sconosciute, posso dire:

Sono un uomo fortunato, faccio il lavoro che ho sempre sognato di fare.

Sono un Interior Designer. 

LA SVOLTA: IL DESERTO, L’AMERICA E IL RESTO DEL MONDO

Nel 1995 Marco decise di dedicarsi al deserto. 

Iniziò così il mio percorso in solitaria. Altra sfida da superare. Avevo sempre sognato di realizzare dei progetti in giro per il mondo. Mi piaceva l’idea di conoscere modi di vivere diversi, differenti culture, tradizioni, gusti attraverso l’interazione e la relazione con le persone che il progettare comporta, e in parte ci sono riuscito.

Ho realizzato progetti in Fifth Avenue a New York, a Beverly Hills in LA, a Miami, a Londra, a Mosca e ultimamente in Cina. Ogni luogo e relativa esperienza mi ha insegnato qualcosa e molto di più. Oltre a visioni di vita e culture diverse, principalmente ho imparato che tempistiche e rispetto dei budget non sono concetti astratti. 

Nonostante il mio viaggiare all’estero, ho sempre coltivato le relazioni con il territorio, la mia clientela, gli amici, mettendo a loro disposizione tutto quello che ho fatto entrare nelle tante valigie che ho riempito nei viaggi di ritorno.

Queste esperienze estere mi hanno sollevato delle problematiche.
Io sono un rompipalle nel lavoro. Pretendo.
E oggi, visto il bagaglio di esperienza, pretendo ancora di più. Pretendo rispetto ed educazione, anche se comprendo il limite della misura umana.

Nella professione cerco di essere il più preciso possibile ma non disdico il valore di qualche disattenzione di qualche imperfezione. Tutto perfetto sarebbe di una noia inaccettabile. 

Ed è così che deve essere, in quanto… Tutto il mondo è Interior Design.

Disegnare un ambiente significa far coincidere due esigenze radicate nella natura umana: il senso estetico – inteso come ricerca del bello – e la funzionalità – intesa come semplificazione del nostro quotidiano.

Quello che faccio da 40 anni è proprio coniugare questi due mondi. 

COME LAVORO

I miei lavori migliori non nascono mai da uno schizzo su un foglio, ma da una chiacchierata, da uno scenario di parole sotto forma quasi di poesia visiva. La cosa che mi interessa con qualsiasi cliente che mi capiti di incrociare è trovare dei punti di contatto.

Il primo contatto è parlarci e guardarci negli occhi.

Lo faccio in 30 minuti di consulenza gratuita durante la quale capiamo entrambi se possiamo lavorare insieme.

Se ti interessa, mi puoi contattare alla mia e-mail personale carlo@beltramelli.com o direttamente al mio cellulare 348 3545556.

Carlo Beltramelli